Aspettando buone notizie by Kate Atkinson

Aspettando buone notizie by Kate Atkinson

autore:Kate Atkinson [Atkinson, Kate]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: Mystery; Thriller & Suspense, Thrillers & Suspense, Foreign Languages, Italian, Crime; Thriller & Mystery, Literature & Fiction, Foreign Language Fiction, Thrillers
Amazon: B00TXN91GY
editore: Marsilio
pubblicato: 2008-03-20T23:00:00+00:00


Reggie Chase, ragazza detective

«Ho pensato di portare il cane a fare una passeggiata.»

«Il cane?»

«Sadie.»

Il signor Hunter aveva la voce roca. Non si era fatto la barba e aveva l’aria stanca. («La mattina sembra un orso.») Puzzava delle sigarette che in teoria aveva smesso di fumare “secoli fa”. La cucina era già un casino. Sembrava volesse lasciarla in piedi sulla porta, piuttosto che farla entrare in casa. Reggie notò una bottiglia di whisky mezza vuota sul bancone della cucina. «Vita da scapolo» disse lui e fece una risatina. «Quando il gatto non c’è, i topi ballano.» Sul tavolo grande c’erano due tazze vuote, una con il bordo sporco di rossetto, corallo chiaro, non il colore della dottoressa. Anche quello faceva parte della vita da scapolo del signor Hunter?

«Visto che di solito è sua moglie a portare fuori Sadie» disse Reggie, «ho pensato di farlo io mentre lei è dalla zia. Zia Agnes.»

Il signor Hunter si grattò la barba ispida come se non riuscisse a ricordare chi era Reggie. Sadie non aveva quel problema: comparve al fianco del signor Hunter e alla vista di Reggie si mise a scodinzolare, anche se più pacatamente del solito.

«Ha sentito la dottoressa da quando è partita, mercoledì sera?»

«Sì, certo che l’ho sentita.»

«E come ha fatto?»

«Come?» Il signor Hunter si accigliò. «Le ho telefonato, naturalmente.»

«Al cellulare?»

«Sì. Al cellulare.»

«Perché anch’io le ho telefonato, al cellulare, ma non mi ha risposto.»

«Immagino che abbia molto da fare.»

«Con la zia?»

«Sì, la zia.»

«Zia Agnes? A Hawes?»

«Sì e sì. Le ho parlato, Reggie. Sta bene. Non vuole essere disturbata.»

«Disturbata?»

«Che cosa ti sei fatta alla testa?» chiese il signor Hunter, cambiando discorso. «Sembri peggio di come mi sento io.» Reggie si toccò cautamente il livido sulla fronte, dove aveva sbattuto nella doccia.

«Non ho visto dove mettevo i piedi.»

Sadie guaì impaziente, aveva sentito la parola “passeggiata” già da un po’ e non era ancora successo niente.

«Immagino che lei non abbia tempo di portare fuori Sadie» disse Reggie. «Con tutte le cose che ha da fare.» Il signor Hunter guardò il cane come se si aspettasse una risposta e poi, scrollando le spalle, disse: «Ok, va bene, si può fare, d’accordo.» Troppe parole per un semplice “sì”, anche per uno di Glasgow.

«Posso avere il numero di telefono della zia della dottoressa?»

«No.»

«Perché no?» chiese Reggie.

«Perché la zia ha bisogno di pace e tranquillità.»

«Posso lasciare qui il sacchetto?»

«Sacchetto?» ripeté il signor Hunter, come se non riuscisse a vedere l’enorme busta di Topshop che Reggie si era trascinata dietro. Aveva preso l’autobus per il centro e aveva dissanguato il suo conto al negozio. Era scappata dal suo appartamento a Gorgie con quello che aveva addosso (cioè i vestiti della MacDonald, purtroppo) e non sarebbe tornata a recuperare le sue cose, che giacevano in un mucchio maleodorante in mezzo alla sua camera. Anzi, non sarebbe tornata indietro per nulla al mondo. Le dispiaceva solo che i suoi libri e i suoi compiti non fossero rimasti intatti.

Da Topshop, aveva comprato due paia di jeans, due magliette, due maglioni, sei paia di



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